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Cibo e gravidanza: una strada per scoprire se stesse. (Parte 1)


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Come cambia il rapporto con il cibo in gravidanza?

Sono almeno tre i fattori che contribuiscono a trasformare il modo di nutrirsi durante i nove mesi di attesa: il lungo elenco di cibi "proibiti" che riceviamo alla prima visita di controllo, i fastidi gastro-intestinali, dalla nausea alle emorroidi, le pressioni e le aspettative sociali sul peso e sul corpo delle donne.


Ad ascoltare i racconti delle madri, tuttavia, questi tre fattori si mescolano in modo intenso ed unico alla propria storia personale, perché il nostro rapporto col cibo non inizia con le due lineette del test positivo e non possiamo pretendete né immaginare che basti attenersi a dei protocolli perché tutto funzioni senza intoppi e in modo standard per tutte.


Il cibo è vita. E la vita non è mai uguale a se stessa. Per noi umani la vita è storia, la storia dell'ambiente e del contesto da cui veniamo, la storia delle nostre scelte, degli errori, delle responsabilità, ma anche di tutti i cambiamenti e le trasformazioni che abbiamo attraversato e delle relazioni che ci hanno formato e che abbiamo scelto. Il modo in cui ci nutriamo si confronta costantemente con tutto questo anche e soprattutto durante la gravidanza.


Tutti gli stili di vita si acquisiscono lentamente. E tutti gli stili di vita cambiano lentamente. Ma nonostante si possa avere l'impressione che nove mesi siano molti, in realtà è un tempo molto stretto in cui accadano trasformazioni molto veloci e profonde. Ci si aspetta dalle madri che da un giorno all'altro imparino a dimorare dentro quest'altro mondo dove odori, sapori, sensazioni, stati d'animo, stati fisici ed emozioni diventano qualcos'altro.


Anche in questo caso il primo e più potente strumento per orientarsi, capirsi e scegliere è la conoscenza. Una conoscenza attiva. Cioè? Cioè una conoscenza che non si basa solo su informazioni ricevute, ma che parta prima di tutto da cosa la donna sente e percepisce, da quello di cui ha bisogno e dai suoi timori rispetto al cibo.


Non è affatto detto che la prima preoccupazione riguardi necessariamente il feto. E questo non va giudicato.


Una donna non è solo portatrice o custode di un nuovo essere umano. E' una persona. E questo lo si comprende bene quando tutta una serie di "buone pratiche" vengono assunte con l'unica motivazione di non nuocere al bambino. Sono le stesse buone pratiche che si abbandonano all'indomani del parto anche con un senso di grande liberazione. Se un'alimentazione "sana" è un'alimentazione costretta non ha realmente a che fare con la persona, ma con il momento specifico che si sta vivendo e non può mettere radici.


La gravidanza, invece, può essere una occasione preziosa per iniziare cambiamenti che restano e i cambiamenti che restano sono quelli di cui comprendiamo il senso e percepiamo il beneficio. Può essere un tempo per formarsi, per informarsi, ma soprattutto per conoscersi, per porsi la domanda: "Cosa è per me il cibo?".


Tranne che non ci capiti di affrontare un disturbo dell'alimentazione, questa è una domanda che non siamo abituati a porci. Ed è, invece, molto importante perché il modo in cui noi mangiamo racconta molto di noi a noi stessi. E se una cosa la gravidanza è in grado di fare è proprio metterci dinanzi a noi stesse. Anche quando quel che vediamo non corrisponde a quel che vorremmo.


Come lavorare sul contatto intimo con se stesse che cibo e gravidanza fanno emergere?


Questa mia riflessione è solo una premessa.

Proverò a tracciare un piccolo percorso su alimentazione e gravidanza sulla base della mia formazione come doula, sulla mia esperienza personale e sulle storie di donne che ho raccolto nel tempo.


Nei prossimi articoli vedremo più da vicino come affrontare in gravidanza il tema delle infezioni alimentari, quello dei disturbi gastro intestinali e quello del rapporto con le trasformazioni del corpo.



Incontro con la doula
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