Il corpo nuovo. Il post parto che serve raccontare a partire dal cibo.
- giulialoporto
- 26 giu
- Tempo di lettura: 4 min

Questo terzo e ultimo articolo su alimentazione e gravidanza è quello a cui tengo di più.
Se riguardo infezioni alimentari o vari disturbi gastrointestinali, la donna può sentirsi rassicurata da indicazioni chiare che la guidano evitando o aggiungendo determinati cibi, l’aumento di peso è legato a fattori che non si possono facilmente controllare e, inoltre, i risvolti emotivi e psicologici s’intrecciano a vissuti delicati e personali e a modelli estetici fortemente radicati in tutti noi, modelli che ci ritroviamo addosso in modo spesso inconscio ma violento.
I chili che si prendono durante la gravidanza dipendono da molte variabili, una fondamentale è il peso di partenza della donna all’inizio del percorso.


Poi ci sono le abitudini alimentari e la personale e familiare relazione con il cibo. Infine, ovviamente, l’aumento di peso è determinato da diversi fattori che alla fine dei nove mesi dovrebbero essere a grandi linee distribuiti così:
· Peso del bambino 25%
· Sangue e liquidi 25%
· Utero 7%
· Seno 7%
· Liquido amniotico 7%
· Placenta 5%
· Riserve nutrienti accumulate dalla mamma 24%
Una buona parte del peso accumulato, quindi, viene “perso” già subito dopo il parto. Eppure, moltissime donne si preoccupano o si rassicurano a seconda di quanto l’ago della bilancia sale di mese in mese.
Non sono pochi i racconti che ricevo pieni raccomandazioni costanti ed eccessive o perfino rimproveri da parte di alcuni ginecologi e di alcune ginecologhe a riguardo del peso delle gestanti. Salire sulla bilancia durante le visite di controllo è per molte un’angoscia.
Spesso perfino la prevenzione per evitare le complicazioni dovute ad una alimentazione scorretta passano in secondo piano rispetto al pensiero del “dopo”, rispetto al fatidico ritorno alla situazione di partenza, come se tutti gli occhi fossero puntati sulla madre per vedere in quanto tempo tornerà quella che era e quanto sarà stata “brava” a perdere i chili di troppo.
Peccato che…nessun corpo attraversato da una gravidanza torna quel che era. E questa, però, è la buona notizia.
Che verso i corpi delle donne il giudizio e la pressione sociale siano storicamente spietati, lo sappiamo. Sappiamo che i nostri corpi sono luogo simbolico di molte battaglie per la libertà e per i diritti fondamentali di tutt*. Questa consapevolezza, però, non salva dalla sofferenza e dalla fatica che comporta non sentirsi all’altezza delle aspettative sociali.
Ma è solo questo il problema? No.
C’è anche l'impegno che ogni trasformazione porta con sé, soprattutto quando questa è tanto veloce e potente da non darci il tempo di metabolizzarla. E la gravidanza è sicuramente un tempo veloce e potente.
Ciò di cui la neo-madre è certamente privata è il tempo. Il tempo necessario a riprendere il contatto con se stessa, a ri-comprendersi a partire dall’esperienza del parto e poi della cura del figlio. Tutto è scombussolato, nuovo, difficile, forte. Ci si guarda allo specchio e non ci si riconosce e non è una questione di chili, non solo.
L’alimentazione in questo periodo rischia di diventare approssimativa, sregolata, scorretta. Si è stanche, si ha sonno, si sente il peso di una responsabilità mai sperimentata prima. Di cucinare non si ha voglia. Anche perché, diciamolo, in molte situazioni, ci si aspetta che sia la donna ad occuparsi di preparare i pasti anche nel post parto. Sembra un’affermazione d'altri tempi, ma a conti fatti, ascoltando le neo mamme, non sarebbe onesto ometterla.
Proprio in quel periodo, invece, un’alimentazione corretta aiuta a ritrovare le energie perdute, ad equilibrare le perdite ematiche cospicue, a sostenere l’allattamento. Ci si può organizzare durante l’ultimo periodo di gravidanza, congelando alcuni condimenti per esempio o componendo menù facili ma salutari e buoni, senza dover pensare in quei frangenti a cosa cucinare.
Ci sono tante di quelle cose in gioco! E spesso si sceglie di mettere da parte se stesse. Essere sostenute, invece, nelle sensazioni che si provano, che coprono tutta la gamma possibile dall’euforia alla disperazione, è importante. Scegliere una doula è anche darsi l’opportunità di conservare uno spazio per se stesse, non solo per avere un sostegno nell’organizzazione pratica, ma anche uno spazio di parola, di racconto (io, per esempio, avevo bisogno di raccontare sempre e diversamente il mio parto) e perfino uno spazio di silenzio quando le parole non arrivano o non ci sono, uno spazio che non dia la sensazione del vuoto.
La figura della doula fa spesso fatica a diffondersi e ad essere compresa. In alcune regioni più che in altre. Ma non è per motivi economici o per la difficoltà di far comprendere il valore e il senso di una figura non sanitaria. È un problema soprattutto culturale ed è legato alla difficoltà di percepire la neo mamma come una donna alle prese con difficoltà che non dipendono direttamente dal bambino, esiste una fatica grande, che la stessa donna, fa nel riconoscere a sé stessa il diritto ad un aiuto, a sentirsi autorizzata a non ricoprire o a ricoprire diversamente i ruoli e i compiti che le sono affidati una volta diventata madre.
La presenza di una doula contribuisce a riscrivere la cultura della maternità e restituisce alle donne il diritto ad un tempo e ad un sostegno per ri-conoscersi dopo questa immensa trasformazione che è il parto.
Cominciare dal cibo è sempre una buona idea.
Ed è importante ricordare come alimentazione sana e costante attività fisica durante i mesi della gestazione siano una risorsa fondamentale nel post parto. Non per perdere chili "di troppo", ma per ritrovare nel proprio corpo le risorse e le energie per affrontare tutti i cambiamenti in atto.
Concludo e vi saluto con una ricetta facile da preparare e adatta a fare merenda anche nel periodo del post parto.
Grazie per essere state con me in questa piccola serie di articoli su alimentazione e gravidanza.
Il blog Imperfetto torna presto!





Commenti