"Casa e infanzia" ovvero come creare un ambiente che sia uno spazio di pace per tutti.
- giulialoporto
- 3 lug
- Tempo di lettura: 4 min

Casa è una di quelle parole su cui le etimologie concordano in modo unanime. È copertura, riparo, ombra, rifugio.
Tutti noi ne abbiamo esperienza sia in questo senso che, purtroppo, in qualche caso, per l’esatto contrario. Ad ogni modo l’esperienza comune è il bisogno di un luogo sicuro dove riposare dalla fatica, dalle paure, dalla stanchezza.
Se è vero che la prima “casa” per i bambini sono le persone che se ne prendono cura, è vero pure che questa esigenza di un luogo di riparo la condividiamo coi piccoli. In più, per loro, la casa, fino ai primi 3 anni di vita almeno è l’ambiente primo dell’apprendimento. L’ambiente cioè attraverso il quale e dentro il quale i bambini portano a compimento importantissime tappe dello sviluppo motorio, cognitivo, psichico ed emozionale.
Proprio per questo Maria Montessori ha chiamato “Casa dei bambini”, il primo spazio dedicato all’applicazione della sua pedagogia, a Roma, nel quartiere san Lorenzo, nel 1907.
Riflettere su come trasformare la casa quando è abitata da un bambino è tutt’altro che superfluo. E il primo motivo è questo: mostra la disponibilità al cambiamento degli adulti che la abitano a lasciarsi trasformare dalla presenza dei piccoli nella loro vita. Non è da intendere come una prova del nove, l’ennesimo sguardo giudicante sulla genitorialità bensì come una opportunità per conoscersi attraverso domande puntuali e concrete.
In che modo i bambini entrano nel nostro spazio abitativo? Le case all’arrivo di un figlio inevitabilmente si trasformano. Fosse solo per la drastica diminuzione di tempo che possiamo dedicare alla nostra abitazione in termini di ordine. Cambiano le nostre camere da letto, si modificano la cucina e il bagno per far spazio a seggioloni, seggiolini, vaschette, fasciatoi etc etc. Arrivano giocattoli da ogni dove e man mano che il bambino cresce e comincia a camminare ecco spuntar fuori cancelletti, recinti, blocca sportelli, adesivi gommati per gli spigoli.
Tutto questo, però, è una trasformazione di reazione. Cioè risponde ad una esigenza, spesso dell’adulto e non del bambino, e non tiene conto di quel che ad un bambino realmente serve, che di solito è molto ma molto meno di quel che immaginiamo.

La cosa che amo di più del percorso tematico “Casa è infanzia” che ho ideato per le famiglie è entrare a casa vostra. Non perché io sia invadente o eccessivamente curiosa, ma perché credo che la disponibilità ad aprire la porta di casa propria alla pedagogista dica molto della disponibilità a mettersi in discussione, che è il primo fondamentale passo per vivere con soddisfazione reciproca la relazione genitoriale.
Ma perché ho bisogno di entrare (virtualmente o fisicamente) a casa vostra? Perché è necessario fare un sopralluogo? Perché le case dove vivono i bambini non hanno bisogno di essere tutte uguali, tutte arredate allo stesso modo, tutte dotate degli stessi strumenti. Non devono diventare degli asili. La casa deve assolutamente continuare a rispecchiare l’identità di chi la abita. Deve continuare a essere la casa di tutti e non soltanto del o dei bambini che la abitano. È a partire da questa unicità che si deve costruire l’ambiente di apprendimento e di autonomia per il bambino.
Il percorso è diviso in tre incontri.
Il primo è dedicato al dialogo. Incontro chi in quella casa vive, mi faccio raccontare cosa per loro significa quello spazio, se lo amano o se lo sopportano e se i sentimenti sono contrastanti oppure opposti fra chi lo abita. Quali sono gli ambienti che si prediligono, quelli che si vorrebbero trasformare, quelli in cui si immagina vivrà di più il bimbo in arrivo o quali effettivamente prediligono i bimbi già presenti. È un incontro molto intenso, dove solitamente emergono molte informazioni e molti stati d’animo che, ci si accorge, non si erano mai verbalizzati o condivisi prima.
Il secondo incontro prevede il sopralluogo. Verrò a trovarvi se vivete nel mio territorio o vi chiederò video e foto nel caso in cui il percorso si svolga online. È assolutamente vietato mettere in ordine prima del mio arrivo! Avrò bisogno di stare nel vostro ambiente reale. Il pedagogista progetta interventi educativi a partire dalla realtà delle relazioni, dei luoghi, dei contesti. Altrimenti nessun intervento può essere efficace. Se è vero, come insegna Maria Montessori, che l’ordine ha un ruolo fondamentale nello sviluppo, è vero pure che l’ordine è un’esperienza soggettiva e che dalla cura della vostra soggettività io desidero partire.
Durante il terzo incontro riceverete un progetto scritto e motivato sui cambiamenti che credo sia utile apportare proprio a partire dalla vostra casa concreta, dal vostro vissuto, dai vostri desideri e dal carattere e dalle propensioni dei vostri bambini nel caso in cui non siano più dei neonati.
Questo è per me un punto fondamentale: vi aiuterò a tradurre secondo conoscenze pedagogiche precise rispetto alle tappe di sviluppo dei piccoli, quello che già esiste in voi nella realtà e nel desiderio e quello che potrebbe esserci in base alle potenzialità della vostra quotidianità e dei vostri spazi.
Vi faccio un esempio piccolissimo, ma molto concreto. In una casa in cui era appena arrivata una bimba abbiamo risolto un problema di agitazione costante della neonata, trasformando l’illuminazione di alcune stanze dell’appartamento. Il padre della bambina è miope. Desiderava in casa una luce molto forte. Sia ambientale sia sulla tavola durante i pasti. Salone e cucina erano costantemente illuminati a giorno. La compagna era talmente abituata da non farci più caso. Ma quella luce artificiale era eccessiva per la bambina. Lo è per tutti i neonati. No, non abbiamo cambiato l’illuminazione di tutta casa! Abbiamo semplicemente comprato delle lampadine la cui intensità può essere gestita col telecomando e le abbiamo sostituite nelle due stanze dove solitamente la bimba viene allattata e dorme. Questo è bastato per fare la differenza e rendere più sereni tutti.

Ogni tappa dello sviluppo avrà le sue esigenze. La luce soffusa per il neonato, la sicurezza per un bimbo che comincia ad esplorare casa, lo sviluppo dell’autonomia per un bimbo di due anni che vuole fare le cose da solo. Il progetto che vi consegnerò terrà conto di queste fasi dello sviluppo.
Più la casa è pensata e vissuta tenendo conto delle effettive esigenze di tutti, più riesce ad essere quel luogo di riparo, riposo e crescita di cui tutti abbiamo bisogno.
Il percorso è prenotabile online ed è possibile effettuare prima della prenotazione una call gratuita (anche in questo caso il calendario è online) per rispondere alle vostre domande. I percorsi tematici sono acquistabili anche con carta gift con durata di 12 mesi.


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